Le cose nostre
Mi incuriosiva la signora anziana di fronte al carrello. Il bambino stava seduto dentro, zitto zitto, calmo calmo, senza grossi scossoni emotivi direbbe qualche psicologo infantile, mentre la nonna, vestita di quel ruolo apparente, guardava le confezioni di assorbenti per il ciclo. Chissà che cosa stava pensando con quel ginocchio inservibile che le cedeva ad ogni passo. Forse che ai suoi tempi si usavano delle pezze di cotone ? O magari cercava una soluzione per il marito incontinente ? Qualcuno glielo dice che esistono i pannolini maschili ?. E se cercasse quelli per l'incontinenza ? Eh già, perchè con l'avanzare dell'età l'incontinenza colpisce una donna su quattro. L'ho letto su un magazine scientifico ma si può guarire con una ginnastica specifica.
Qualsiasi cosa pensasse, mi sono messa nei suoi panni. Quelli veri, di una donna rimpicciolita, con un paio di occhi tra segni di espressione zampettanti su palpebre cedute e una settantina d'anni, forse più, sulla carta d'identità. Un volto incartapecorito direbbe mia madre della stessa età. Addio ciclo. Addio ad ogni possibilità di diventare madre, ai mal di testa veri e a quelli inventati, agli sbalzi d'umore. Addio alle balle inventate per colpa del ciclo, quando il ciclo non c'era, a quel "no stasera non esco perchè ho il ciclo", o a "dimmi quando hai avuto l'ultimo ciclo che...o mio Dio, forse sono incinta".
E poi c'erano gli uomini nella dicotomia tra il "no con il ciclo no", o il "mi vai bene tutta, anche con il ciclo". Com'era bello non sentirsi in colpa per essere donna. Tirare un sospiro di sollievo, e lasciarti andare pezzetto dopo pezzetto, come una meringa, pannolino o meno.
Poi il mio battito rassicurante mi riportava alla mia età e lì, di fronte alla dispensa. Al supermercato gli assorbenti non sono mai posizionati a vista d'occhio. Quelle cose da donna, quelle che arrivano ogni mese, come le chiamavano le nostre nonne, sono un business da secoli e non sono necessarie promozioni, nè buoni sconto. Non servono copiose pubblicità nè offerte speciali a vista d'occhi. Gli assorbenti per il ciclo femminile servono, sono indispensabili, irrinunciabili, e contano un giro d'affari annuo di ben quattrocentosessanta milioni di euro in Italia, di cui ottantatre milioni di iva vanno dritti nelle casse dello Stato.
Mi immagino tra qualche anno, vagare, come molte cinquantenni tra le corsie del supermercato e by- passare tamponi o salvaslip perchè non serviranno più. Qualcuna avrà nostalgia di quella gioventù, qualcun'altra, che demonizzava le mestruazioni come fossero state carboidrati, svolazzerà felice, liberata da una ritmica schiavitù. E poi ci saranno altre, che non avranno mai vissuto quella possibilità, e continueranno a fare finta di non accorgersi di quelle scatole parlanti, rosa o viola, bianche o blu, di assorbenti spessi o sottili, con le ali o senza, lunghi da notte o corti da giorno, perchè il dolore è troppo grande. Lo avrebbero voluto il ciclo quelle donne. Un ciclo vero. Come un marchio di donna. Come un segno di qualità. Un passaggio fondamentale per non sentirsi emancipate da sentenze inappellabili, ma magari non di fronte a corsie che traboccano di ricchezza, non solo per chi produce quei pannolini, ma anche per le casse di uno Stato che sfrutta i ricavi di una tassazione assurda. Per fortuna che almeno loro non hanno contribuito a riempirle.
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