Loreggiola

Se a qualcuno venisse in mente casomai di ridere, per il nome buffo di questa piccola cittadina, prego di tramutare quel virgolettato di turno tra le sopracciglia incredule, in meraviglia.
Che a questa campagna puoi affidare solamente un ruolo: quello terapeutico.
Loreggiola è una piccola frazione alla periferia di Castelfranco Veneto, cittadina trevigiana che mi ha visto nascere,  ma in provincia di Padova per i pochi passi dal confine provinciale.
Loreggiola, che a nominarla ti si arrotola simpaticamente la lingua, deve il suo nome alla più grande Loreggia, in origine Aurilia, dal nome dell'antica strada romana costruita nel 75 d.C. da Caio Aurelio Cotta. Univa Padova ad Asolo fino alle vallate alpine. Aurilia divenne poi Aurilla, Laurelia, Lauriliam, Lauregla, Lauregia fino alla nostra Loreggia. Loreggiola nacque all'inizio del 1400 come piccolo agglomerato di case veneziane spostato ai margini del fiume Muson in direzione sud ovest rispetto a madre Loreggia. 
Mi ritengo una osservatrice alla Baudelaire. Secondo l’autore l’osservatore è colui che gioisce dappertutto per ogni cosa, come me. Ecco perché vi chiedo di ricaricare i vostri passi lasciandovi andare a lunghe passeggiate senza meta in questa piccola cittadina meravigliosa di neanche tremila anime.
Magari la formula segreta della "gioia di vivere", specialità che va ancora forte, rimarrà incastrata nell’anima di chi, queste campagne, continuerà poi a calpestarle ancora. Io vi invito a farlo appena vi sarà possibile, che sicuramente rimarrà incastrato anche a voi il ricordo di un pomeriggio spensierato.
Se la città conserverà il suo orgoglio e cercherà piano piano di recuperare lo spirito del prima del Coronavirus, la campagna lancia già un grido d’amore. “Venite qui!” A respirare particelle risparmiate dall’inquinamento e dalla frenesia. A sentire l'odore di fieno e di muschio, di prati di camomilla  o di fiori di colza. Di papaveri, fiordalisi e violette lungo i fossi, e guai se li raccogliete.

Ora, non dico di infrangere le regole dell’immobilita’ casalinga ma di organizzare, appena possibile una spedizione in questi posti, quello si ve lo chiedo con il cuore.
A pochi passi dall'insegna che vi ho fotografato c'è anche un piccolo gioiello loreggiolano da vedere. La chiesetta di Carpane è menzionata in un testamento del 1183. Nei suoi muri anneriti non si confonde affatto una gallina solitaria dalle piume bianco panna che passa sempre di là, a cercare compagnia. Se sarai fortunato la cinciallegra ti accompagnerà fino ai tre scalini del portone. Attenzione ai vicini, che custodiscono quel posto come se fosse loro, e se ti vedessero scattare una foto potrebbero chiederti cosa stai facendo. A parte questo, la bellezza del posto in cui si erge vi lascerà a bocca aperta.
Per arrivarci osservate intorno a voi. Sui portoncini delle abitazioni, insieme a vasetti di fiori e piantine di ogni tipo, prendono vita gatti neri, gatti grigi, gatti rossi, farfalle, uccelli svolazzanti, che sembrano usciti da un vecchio libro di favole. Potreste credere di trovarvi dentro un set cinematografico costruito ad arte invece è tutto autentico.
Con la sua bellezza accidentale, con la sua antichità che si consolida nel tempo, con il suo groviglio di casette e glicini contorti su catapecchie da fotografare, come scriveva Cocteau, Loreggiola si trasforma nella soffitta dei tesori della nostra infanzia.
Guardatevi a destra e a sinistra come un botanico da marciapiede. Non dovete fotografare per costringervi ad un ricordo non vissuto.
Entusiasmatevi piuttosto per i pezzi di legno, i bastoni spezzati e buttati la’ come accessori desueti. Potranno diventare opere d’arte.
Ogni volta che mi ci sono trovata in quei posti, in quei fossi, in quei campi, in quei sentieri poco battuti, ho sentito che a poco a poco mi abbandonava il desiderio di andare altrove. Ho avuto bisogno di discutere con me stessa per liberarmi da una stretta dolcissima, troppo sgradevolmente insistente. 
Dietro la chiesa del paese poi, si staglia un bellissimo parco. Osservare da un ponticello l’acqua che riflette i colori del cielo è un passatempo che consiglio, sicuramente più terapeutico e meno oneroso di una visita dall’analista. È un imperdibile spettacolo quello delle tartarughe che emergono a galla per mangiare i pezzettini di pane. Per non parlare dei pesci rossi grossi come carpe. Proseguendo lungo il sentiero del fiume Muson, il vento del nord, che in certe sere diventa forte e dispettoso, mi coglie sempre di sorpresa scompigliando i miei pensieri. Ma non avrete voglia di tornare presto indietro.
Ormai è chiaro a tutti che il mio dizionario è totalmente arbitrario, e insegue solo un alfabeto sentimentale. Ma l'intento è palese, portarvi qui, a casa mia, in un paradiso naturale fatto apparentemente di nulla, ma in realtà dove c'è davvero tutto.  E anche la luna, ti sembrerà più grande. 

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