Abbracciami
La sensazione di quel telino caldo di cotone che ci avvolge appena nasciamo per poter essere abbracciati dalla nostra mamma rimane come un tatuaggio per sempre. E' il potere dell'abbraccio. La realtà, di quel fagottino tra le mani, nel torpore di due vite perfettamente coincidenti e nella sospensione di ogni cosa, perde i contorni.
Mai come ora lo sentiamo potente il desiderio di essere avvolti in un geometrico gesto ricco di significato, che avvolge, stringe e dona affetto, sicurezza, amore. Tale è il suo potere.
Se, in qualche modo, pur soffrendo, noi siamo consapevoli che tra pochi mesi torneremo ad abbracciarci e resistiamo a questo dolore, c'è chi lo vive con amarezza e profonda rassegnazione il non poterlo fare. Sono coloro che vivono l'oggi, giorno per giorno, lottando con se stessi per riuscire ad arrivare a sera, con un baule di sofferenza che camminare sembra la cosa più difficile del mondo.
Senza l'abbraccio è come se mancasse una medicina dell'anima, come se tra lui e l'altro si frapponesse il vuoto adesso, come se tutto il potere della comunità fosse improvvisamente vanificato.
Per molti ragazzi della Comunità di San Patrignano, dal cuore sabbioso e senza forza, l'abbraccio era qualcosa di sconosciuto al loro ingresso. O dimenticato dall'azzeramento delle emozioni che le sostanze causano. Riscoprirlo è stato come rinascere, tornare tra le braccia della madre, avvolti da quel caldo telino. La vicinanza corporea diventa la prima terapia. Un rumore che porta con sè il suono della serenità. Una mano sulla spalla, una carezza sulla guancia, il gomito a gomito durante il lavoro nei settori o durante il pranzo, quando mille e più ragazzi sostano in un unico salone, la fronte contro un'altra fronte. Le lacrime mescolate alle lacrime. La lieve carezza sulla testa o la mano nella mano. "Io aiuto te, tu aiuta me, insieme", è il senso di ogni gesto di vicinanza e dell'abbraccio. Il non poterlo fare adesso crea ulteriore destabilità e sofferenza. Eppure nessuno parla di loro. E' difficile rompere un gesto così profondo nel loro silenzio interiore. Un silenzio come quello del mare, quando si nuota sott'acqua e non si sente niente. Ma saranno bravissimi, ne siamo certi. Capiranno anche questo, pezzo dopo pezzo rimetteranno tutto insieme: la loro vita, il loro corpo, le relazioni, le emozioni, senza maschere. E torneranno ad abbracciarsi più forte di prima. Almeno il silenzio non li accompagnerà mai. Come se fosse un commensale, nella planimetria emotiva di un luogo stupendo come questa comunità.
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