Il Noce non c'è più

Con un tramonto come quello di stasera, la foto sul ponticello sul fiume Muson Vecchio sarebbe stata stupenda. Ho scattato circa una foto al mese, da un paio d'anni, sempre sullo stesso punto, dalla stessa prospettiva, allo stesso orario del giorno, per ammirare come la natura, con il cambio delle stagioni, vesta il fossato di generose ma verdissime erbacce e quel Noce di generose chiome in estate, o lasci il fossato nudo e crudo, tenero e indifeso in inverno.

Per una che fa dell'abbracciare gli alberi , una filosofia di vita (Shinrin-Yoku), che crede, nel potere  generatore di benessere quando si vedono alberi da una finestra, o per una che ragiona sulla biofilia, accorgersi che il Noce dell'angolo di Via Corner era stato abbattuto, è stato come un colpo al cuore. 

Eppure di Noce (albero profetico dicevano i greci) ce ne sono parecchi in quel tratto di strada, ma lui era lui, e imprimeva la sua presenza costante come su una cartolina della nostra campagna. Lui era il mio Noce. Stava in quel posto come in una geometrica armonia. E la geometria, unita alla luce, produce una vibrazione, un movimento dentro di noi. 

Se ne stava in un angolo del canale, abbarbicato tra la strada e un muretto di cinta, con le radici sicuramente invasate nel letto del fiume. Se ne stava quatto e tranquillo, un po' piegato verso l'acqua, con i rami in cerca di luce. Di tanto in tanto, passeggiando di là in piena estate, cercavo la sua ombra affacciandomi sul ponte. Era rilassante vedere anche l'acqua scorrere, sotto ai piedi, come la sabbia in una clessidra. Il noce proteggeva imponente il visitatore del ponticello, noncurante che sotto a cotanta bellezza, tanto era imponente la sua presenza, si celava un pericolo per tutti. L'acqua si sarebbe presto fatta strada grazie alle sue lunghe radici fino a rompere argini e ponte. Me lo ha spiegato un amico, della protezione civile. Un temporale avrebbe potuto piegarlo verso il fiume. Si sarebbe quindi trascinato giù gran parte dell'argine. 

E allora, come una malattia incurabile, accetti la diagnosi e soffri in silenzio. Se avessi potuto, lo avrei portato nel mio giardino, a riprendersi la vita rubata. 

Chissà se, magari con questo post, sarà possibile sensibilizzare Legambiente e il Comune a piantare un bel salice al suo posto. Sembra che la vegetazione flessibile di salici e ontani crei meno problemi. Ricordiamoci che a volte, le specie arboree rallentano la velocità delle correnti favorendo la difesa delle sponde e non la loro distruzione. Non posso smettere di desiderare. 










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