Scusa, perchè ridi?

Che notte in bianco.
La cena di pesce di ieri sera mi è rimasta sullo stomaco per tutta la notte oltre ai centoventieuro che hanno mandato in disperazione il mio portafogli.
Mi guardo allo specchio di sbieco. Gli occhi sono così gonfi che le pupille non si vedono nemmeno. Almeno la messa in piega ha tenuto. I capelli sembrano imbalsamati; merito di lacca, gel e phon. Mi sembra di avere una parrucca con tanto di toupée.
La ripresa del lavoro è sempre un trauma e oggi si riprende a tempo pieno. Non vedo l’ora!. Pinocchio.
Forse una doccia è ciò di cui ho bisogno per accendere i motori. Peccato che non siano diesel.
Mi lavo i denti dal prezzemolo incastrato, del pesce di ieri sera, mentre con la mano sinistra sfoglio le pagine dell’Ipad e degli appuntamenti: Fare quel piacere a Ebe (lezione universitaria per lei). Fare spesa (non cibo spazzatura). Fare benzina (cercare distributore possibilmente senza benzinaia sexy). Fare quella telefonata all’agenzia (per avviare polizza incendio dopo che ho dato fuoco al garage l’anno scorso). Fare ceretta (sono una scimmia ma non ho tempo di andare dall’estetista). Fare massaggio a Ebe (pratiche di shiatsu). Fare, Fare, Fare…
Chiudo l’Ipad per non essere sopraffatta dall’ansia, rischiando di lasciar cadere la schiuma del dentifricio sullo schermo. Oddio, mi è scivolata per terra la cipria, che disastro. È terribile quando ti cade la trousse della cipria. Se pulisci con un panno umido dipingi il pavimento, gli aloni rimangono anche se usi il mocio, se invece passi un panno asciutto, la spargi ancora di più, volano parolacce e perdi la pazienza. Vista la fretta, raccoglierò tutto stasera.
Oggi di pazienza devo fare il pieno. Una cinquantina di studenti non sanno che all’Università sostituirò Ebe, alla lezione sugli assiomi della comunicazione. Due palle.
Entro in aula con un quarto d’ora di ritardo ma nella norma per essere la professoressa Budino.
Una cinquantina di paia di occhi mi squadrano stupiti. Si staranno chiedendo chi è questa folgorata in parrucca, jeans e tacco a spillo, con gli occhiali da prof sul naso, un foulard di lana tricot colorato sulle spalle, il baschetto alla francese e un cappottino giallo limone?. Il jeans mi sta così stretto che sono sicura si strapperà al primo piegamento di ginocchia. Gli studenti non sanno che oggi terrò io la loro entusiasmante lezione. Qualche giovane ragazzino azzarda un commento sottovoce, mentre cavalco la scalinata dell’aula, ma io ci sento benissimo. Ho capito che mi farebbe la festa, il bambino. Una ragazza fissa le mie scarpe zeppate a carro armato, per tutta la corsia. “Le piacciono le mie scarpe signorina?”, le chiedo. Lei sorride e abbassa lo sguardo intimorita. Un’altra è colpita dal mio cappotto fluorescente e sgomita alla vicina richiamando la sua attenzione “Hey guarda che fuori la prof!”, sento che esclama. Ma guardati te, penso tra me e me, con quei tatuaggi sulle braccia e i quattro piercing al sopracciglio! Non ti bastava essere dark lady? Futura psicologa si, certo. Ma dove vuole andare?.
Appoggio la mia borsa in pelle verde menta sulla cattedra. Estraggo il Mac , lo accendo per avviare le slides in power point. Titolo: GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE. PALO ALTO. Sbuffano in coro. L’alitata mi sposta il ciuffo incollato. Mi annoio pure io con Palo Alto ragazzi, ma questo è l’argomento di oggi, che ci posso fare. Bene, passo all’esecuzione di poche pragmatiche azioni usuali tipo: accendere, collegare, proiettare, spegnere luci, prendere possesso del microfono a gelato e già dopo solo cinque minuti, turbamento e sospiri vari invadono la platea, che perde la concentrazione.
Il ragazzo con il berretto multicolor reggae in ultima fila, si alza ed esce dall’aula per fumare. In prima fila stanno tutti “massaggiando” con i telefonini. La biondina secchiona della seconda fila, è l’unica che prende appunti. Devo ancora iniziare e già prende appunti? Che fa, scrive la data di oggi come alle elementari?.
La situazione sta precipitando e devo ancora aprire bocca.
“Buongggiorno ragazzzi!”, scandisco con il microfono, a triple lettere e con voce squillante, un “buongiorno” che li fa trasalire. Sorridono. Sono la dottoressa Budino. Ecco, ovvio scoppio di risate. “Sono abituata ragazzi, ridete pure, esprimetevi in tutta tranquillità, siate voi stessi!”. Ridono ancora di più. C’è un tipo antipatico in quarta fila che sembra divertirsi un po’ troppo con il compagno di banco. Se non la smette lo metto alla griglia. Non sopporto chi viene all’università solo per scaldare la sedia, la maestra Annalisa me lo ripeteva sempre in prima elementare. Decido di correre ai ripari, di spegnere il computer e di improvvisare una lezione su…
sugli occhi, lo sguardo e l’iridologia, ecco sì, vai miss Budino.
Gli occhi sono la fonte più attendibile di informazioni sull’indole del soggetto, in analisi fisionomica, per stabilire la sua predisposizione all’introversione o all’estroversione”. La platea si zittisce improvvisamente. Caspita! Non pensavo che questo argomento suscitasse tanto interesse. Sono tutti incredibilmente ammutoliti e attenti. Mi fissano senza fiatare. Perfetto Rosa Budino stai andando bene.
E’molto importante la posizione degli occhi nelle orbite, che può essere incassata per l’introverso, esterna per l’estroverso o in asse per il “qualunquista”. Gli schiamazzi scrosciano come applausi.
Tutti si girano verso un compagno o una compagna per osservare gli occhi dell’altro. E scoppiano a ridere nello stesso istante in cui si guardano!. Perché?
D’un tratto, in ultima fila, alcuni ragazzi iniziano a sghignazzare, blaterando senza rispetto, frasi sconnesse. Quasi quasi li butto fuori. Una fila intera di ragazze parla tra loro coprendosi la bocca affinchè io non possa leggere il labiale. Cosa sono questi sotterfugi? Non capisco cosa li faccia così divertire. Comincio a perdere la pazienza. “Ragazzi siete annoiati?”, chiedo indispettita. “Chi? Noi?”, mi risponde sarcastico “mister gelatina sul ciuffo”, con altre due ragazze . “Prof ! Continui pure! E’ interessantissima la lezione!”. “Si prof!”, ripetono in coro tutti gli altri.
Bene, dico a me stessa con fierezza, brava Rosa, li hai conquistati. O mi stanno prendendo per i fondelli?. No, mi sbaglio. Sto facendo un figurone altro che Palo Alto!.
Una ragazza con le trecce da svizzera, scoppia in una risata fragorosa mentre sto dicendo che quando si parla con qualcuno, bisogna guardarlo negli occhi. E che avrò mai detto di comico?. C’è un piccoletto che si asciuga addirittura le lacrime dalle risate. Io continuo imperterrita.
L’occhio sinistro è collegato all’emisfero destro del cervello, dove hanno sede i sentimenti”.
Risate e ancora risate a crepapelle, sputacchi irrefrenabili, gesti da clown e studenti che si tengono perfino le mani sulla pancia.
Non so darmi spiegazione. Un gruppo di ragazzine in penultima fila mi sbeffeggia e mi schernisce. Ora mi sento presa in giro. E’ uno sfottò insopportabile. Mi tocco il naso per paura di avere una “caccola”, mi sento a disagio. Vergogna. Forse ho ancora il prezzemolo sui denti? Mi sono spazzolata stamattina non credo!. Ah ecco ridono per la mia parrucca di capelli impiastricciati di lacca?. Sono seduta sulla cattedra in una posizione comoda, non troppo professionale. Abbasso lo sguardo sulla camicetta, controllo se i bottoni sono chiusi, se la trasparenza del tessuto possa far trasparire qualcosa di ridicolo. Niente.

“Ragazzi adesso basta!”. “Cosa sto dicendo di così insensato?”.
“Prof!”, mi titola la studentessa secchiona della seconda fila. “Si giri un attimo”.
Stupita, faccio mezza piroetta con il terrore di avere sulla schiena qualche pesce d’aprile fuori moda o uno strappo indiscreto ai jeans, sui glutei magari. Niente. Non mi accorgo ancora di nulla. “Prooof! Si giri !”. Compio un altro giro di centottanta gradi e….
Non posso credere ai miei occhi!. Guinnes dei primati: la peggiore delle mie brutte figure da manuale vince il premio. Sul maxi schermo, un video privatissimo del mio mac book è partito a mia insaputa senza audio. Il bollore al viso risalta l’imbarazzo totale in cui sprofondo. Rosa Budino in perizoma leopardato e reggiseno completamente scoordinato, con tanto di bigodini e maschera viso, di quelle verdi come Shrek, che ti lasciano scoperti solo gli occhi e le labbra. Una ripresa a tradimento della mia bell’amica Ebe mentre mi depilo pure le gambe con il silk epil! . Voglio morireeee!
Maledetta quella volta che non ho cancellato i ricordi peggiori!.
Mantengo un granitico autocontrollo e la mia rima labiale non accenna ad espressione alcuna.
“Ehm… bene ragazzi, aprite i libri”. Mi sento come la maestra in quinta elementare quando stava per darmi una nota. Sullo schermo proietto e annuncio la slide: Gli assiomi della comunicazione. Palo Alto.
Voglio una relazione ragazzi. Varrà come voto orale. Buon lavoro. Ora rido io.
Bastarda miss Budino.


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