Ballerina classica? Si, ma ex però

Mi si presenta un pomeriggio, un’occasione davvero entusiasmante.
Il titolare della palestra che frequenta Ebe,la mia migliore amica, è venuto a sapere da lei che sono una ex ballerina classica, una ballerina sulle punte, in tutù e chignon, ex però. Della ballerina classica ho forse mantenuto solamente i piedi a papera, ma non sempre, anche perché il bilanciamento con il tacco dodici prevede la punta rigorosamente dritta, la schiena a spillo ed il fisico sottilissimo. Tuttavia, della ballerina classica ho conservato la filosofia, lo spirito competitivo e di sacrificio, lo stile di vita insomma. Forse anche una certa sfortuna da "star" dell’ultima fila, ma non ne sono tanto sicura.
La proposta della palestra è quella di tenere alcuni corsi serali per anziani, di ginnastica dolce, armoniosa, con sfondi musicali classici come quelli dei violini di Mozart o del pianoforte di Tchaikovsky. I corsi si terranno a partire da questa sera ed io sono alle prese con la scelta della tenuta ginnica da palestra che non prevede di certo i tacchi a spillo. Accendo il mio stereo mentre decido cosa indossare. La musica commerciale mi sembra davvero più interessante e divertente di Mozart.
La tuta in ciniglia grigio topo vince sul guardaroba monotono. Un’ottima scelta mi pare. Poi, guardandomi bene di profilo, e ancora meglio da dietro, con un torcicollo che mi mette a dura prova, mi accorgo che la cucitura sul fondoschiena è lacerata e si intravedono glutei e slip. Scarto l’idea e decido per un paio di leggins neri e una t-shirt bianca. Il problema sono gli etti di troppo nel comparto anteriore. Anche se mettessi un maglione a collo alto non riuscirei a mascherare l’abbondanza. Ogni saltello allenta i gancetti del mio reggiseno e spero di non sudare. Si vedrebbero due mezzelune sotto al petto che attirerebbero ancor più l’attenzione.
Per non guadagnare l’antipatia nè l'invidia del pubblico femminile, e dato che la media della loro età è 69, scarto anche il look sexy da personal trainer improvvisata e decido di indossare un maxi pantalone felpato blu elettrico ed una felpa extra large arancione, con cappuccio e scritte, effetto bambina cattiva. Copertura totale e nessuna tentazione (per i maschi intendo).
La felpa arancione è abbastanza grande e larga per farmi sembrare di tre taglie in più. Evita agli occhi di appoggiarvisi e non limita i miei movimenti.
Arrivo in palestra in perfetto orario secondo l’avviso preannunciato dal mio cellulare. Il problema è che l’orario non era alle 20 come avevo scritto, ma alle 20.30. Avevo detto al mio cellulare di mandarmi un messaggio vocale un’ora prima dell’appuntamento. Lui è stato preciso, io la solita sbadata. Così, e’ la prima volta in vita mia che arrivo in anticipo ad un appuntamento.
Approfitto per preparare la musica. Che noia Tchaikovsky. Meglio il rap di Emis Killa. Con “Scordami chi ero”, dovrei far raccapezzare i vecchietti ad effetto tronco. Me li immagino contorti ed "ingobbati", rigidi, lenti, scoordinati. Dovrò avere una pazienza infinita.
Mi muovo ondeggiando sulle anche, sulle note rap, mentre attiro gli sguardi del personal trainer e di alcuni palestrati alle prese con i pesi. Eccola “Shut it down” di Pitbull per il riscaldamento. Questa va bene. Speriamo non facciano un infarto durante la lezione!. Il titolare di là dal vetro, tiene il suo indice sulla tempia per dirmi che sono proprio matta. Insisto e non cedo, questa musica andrà benissimo. Alzo il volume al massimo su “Wild child” di Elen Levon e mi sento già adrenalinica.
Eccoli arrivare: due amiche sulla ottantina in tuta aderente verde e l’altra in blu in evidente soprappeso, che accolgo con un super sorriso; dietro di loro, tre uomini stempiati e uno calvo basso e magrissimo entrano timidamente a si posizionano dalla parte opposta delle signore; una vamp sessantenne indossa una tuta bianca, aderente sul sedere tondo, evidenziato dalla cucitura completamente inghiottita dai glutei; ne conto altri quattro e due arrivano per ultimi. La musica li fa già fibrillare. Lo vedo da come si guardano sorridenti.
Mi presento e sembrano apprezzare gli esercizi di riscaldamento,sulle note rap, poi, decido di mostrare un esercizio stesa a terra.
Mi posiziono in posizione supina, sul tappettino di spugna. Alzo le gambe come per imitare una candela, aiutandomi con le mani sui glutei, per poi adagiarle dietro la testa, tese.
Crac!
Non potete immaginare i successivi due minuti.
Un dolore lancinante mi colpisce dalla vertebra sacrale alle cervicali, come una scossa elettrica, non riesco a muovermi.
Assicurandomi una faccia da peperonata mista, cerco di mascherare il dolore e le smorfie. Io quarantenne ballerina in difficoltà con un banalissimo esercizio della candela?. Non è possibile. Ho una sudorazione profusa incontrollabile. Gli anziani mi guardano in attesa della mossa successiva, non comprendendo che forse non ci sarà nessun altro esercizio. Teoricamente dovrei ritornare con le gambe a terra. Rimango gambe all’aria. Impettita. Con la faccia schiacciata dalle ginocchia e il collo strizzato tra il petto abbondante ed il mento, invito un anziano scaltro, ad alzare al massimo il volume dello stereo. I nonnetti sembrano impazziti all’ascolto del Toca Toca dei Fly Project e hanno dimenticato che io sono ancora piegata come un panino. Cerco insomma di spostare l’attenzione sulla musica per tornare in piedi senza farmi notare nel panico in cui mi trovo.
Li invito a stendersi tutti insieme e a tentare(da pazza) lo stesso esercizio, mentre io spero che mi venga un’idea per raddrizzarmi. 118? Carabinieri? Vigili del fuoco?.
Caspita anche il colpo della strega! Maledetta quella volta che non mi sono iscritta ad un corso di acqua gym per sciogliere e tonificare tutti i muscoli.
Con la coda dell’occhio osservo i miei anziani: altro che tronchi irrigiditi, sono bravissimi. C’è addirittura chi ripete l’esercizio più volte. La signora in bianco sembra una molla in un corpo di gomma. Il signore magro e basso riesce a toccare il pavimento dietro alla testa, con la punta dei piedi e i tre anziani stempiati sono dritti come una candela, immobili, in perfetto equilibrio sulle vertebre dorsali. Fantastici.
Io sono ancora bloccata e quasi mi manca l’aria.
“Signorina, abbiamo capito l’esercizio! Che ci fa ancora piegata?”.
“Ehm… qualcuno mi aiuta per favore?”, non avrei mai voluto chiederlo.
Si avvicina la signora con la tuta in ciniglia che prende i miei piedi ma la schiena non si stende.
“Ahhh!!! Che dolore, noooo!”
Tra il pianto ed il riso mi scende una lacrima di disperazione.
“Signorina sta bene?”
Rosa non piangere, e che diamine!. Mi dico.
Qualcuno chiama il personal trainer, qualcun altro il titolare della palestra, alcune anziane attratte dai palestrati, invocano aiuto. In meno di un minuto mi trovo circondata da maschioni bay watch dai muscoli bestiali.
Mi faccio aiutare. Qualcuno sa come sciogliere le mie vertebre. Mi girano di lato a tempo di musica e quasi scoppiano a ridere. Che imbarazzo. Mi scuso a testa bassa e ringrazio con le mani incrociate sul petto, come una martire, mentre cerco il cd di Mozart e faccio partire la musica classica.
Bene signori e signore. Ricominciamo!. Dolcemente però. I vecchietti mi guardano basiti.
Dall’alto della sua consolle il titolare fa cenno di no con la testa, rassegnato. Mi sono giocata il posto per la mia stupida testardaggine. Al diavolo anche il rap!.

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