Lezione di sci
“Riusciremo a partire?”.
Da più di mezz’ora io ed Ebe ci stiamo facendo in quattro per caricare la mia auto di valigie. Abbiamo deciso di trascorrere insieme qualche giorno sul Sestriere, e siccome facciamo finta di saper sciare, siamo state a noleggiare tutta l’attrezzatura compreso il portasci sul tettuccio della mia auto.
L’altro ieri puntuali all'apertura eravamo allo sky rent, il negozio più conosciuto della città.
“Principiante o esperta, signora?”, mi chiede il bel tipo al noleggio.
“Chi io?... Espertissima!”, gli dico con fiera sicurezza. Se penso che l’ultima volta che ho messo gli sci è stato circa trentacinque anni fa…, al massimo torno con il gesso ad una gamba!, penso tra me e me.
“E lei signorina?”. Il tipo si rivolge alla mia amica con quel "signorina" che mi ingelosiva non poco, dandole probabilmente qualche anno di meno, e non notando i dieci anni di differenza al contrario, con la sottoscritta, accidenti alle mie rughe premature.
“Io… principiante”, risponde Ebe timidamente. Modestissima. Non so perché gli abbia risposto così dato che scende dalle piste nere, almeno mi racconta, con la velocità di Kristian Ghedina.
“Rosa, se tu gli avessi detto la verità, cioè che sei una autentica principiante, avresti pagato molto meno il noleggio degli sci!”, mi sussurra all’orecchio la mia furba amica, mentre digitavo il codice segreto della mia carta di credito. Ottanta euro io, cinquantasette lei. E non poteva dirmelo prima?.
“Allora Rosa…, riesci o no ad incastrare il mio trolley?. Ma ti sei portata tutto l’armadio? Staremo quattro giorni Rosetta, mica un mese!”. Come al solito Ebe non si risparmia le sottolineature sulla opulenta ricchezza dei miei bagagli.
“Manca il beauty case! Ebe, come faccio senza Beauty!”.
“Devi sfilare anche sulle piste da sci?”, mi chiede con un piccolo tono di sarcasmo. “Ma con il tacco a spillo come farai?”. Se non fosse la mia migliore amica, l’avrei già mandata a quel paese. In realtà lo stiletto tacco dodici l’ho caricato eccome, insieme ai Moon Boot bianco latte in vernice. Nuovi.
Il bagagliaio è colmo. Tre “valigioni” miei e uno di Ebe, che quasi non si vede. Partiamo.
Abbiamo scelto un hotel direttamente sulle piste, arredato modernamente e dotato di Spa e palestra. La Via Lattea è il maggiore comprensorio sciistico dell’Italia Nord Occidentale, e noi non potevamo fare scelta migliore. Sicuramente abbiamo optato per una struttura che fosse anche “benessere” e l’opzione “NON a misura di bambino” era nelle nostre priorità.
Arriviamo molto presto sulle piste. Abbiamo deciso di comune accordo, di prenderci un maestro per qualche ora, giusto per rinfrescarci le idee, o almeno le mie, nel vero senso della parola.
Anche se Ebe è una vera professionista sugli sci, ha preferito farmi compagnia. La sua umiltà a volte mi commuove. Spero non abbia un secondo fine come al solito.
Ci hanno detto che il nostro coach si chiama Andrea, e che il nome è scritto sul dorso del giubbotto color verde acido, a chiare lettere. Tutti i maestri di sci hanno la stessa splendida divisa verde mela, con i pantaloni turchesi. Il casco turchese, la maschera bordata di verde, in tinta con il giubbotto. Guanti turchesi. Sci verde mela. Bastoncini turchesi. Scarponi verdi. Si insomma, delle bomboniere alla moda dai colori ultra tecnici. In una sola parola: splendidi.
“Guarda Rosa quello là in fondo, dai girati che ti leggo il nome!”. La mia amica non perde occasione per adocchiare qualche bel personaggio ultra tecnico.
Si avvicina a noi un ragazzino giovanissimo dagli occhi in tinta con i pantaloni. “Sarà mica il tuo toy boy di turno eh Ebe?”, chiedo scherzando alla mia amica sorridente.
“Magari!”, risponde lei con la faccia da peperone affumicato al sole. In questa piazzetta al sole cocente i nostri volti prenderanno sicuramente lo stampino degli occhiali. Ho dimenticato la protezione solare viso.
“Thomas. Non è lui Rosa, che peccato”. Ebe fa cenno di no con la testa.
“A me non dispiace affatto”, ribadisco. “Spero ci abbiano abbinato ad un maestro che parla italiano, sulla cinquantina, caruccio, paziente, sorridente, alto e con un bel culo! Ha ha ha ha!”. Dico a Ebe.
“Andrea!, eccolo Rosa, è da quella parte! Andiamo dai!. Accidenti che spalle possenti, tutto mio!”, Ebe scia verso di lui che rimane di spalle. Devo dire che ha un lato B non indifferente. La giacca è un modello corto che lascia scoperto “il belvedere”.
“Andreaaa!”, Ebe con sfrontatezza lo chiama tra una ventina di altri maestri, con la speranza che ci noti. Il nome si legge chiaramente da lontano. Io dietro di lei, arranco impedita sulla piccola salitina prima della seggiovia. Almeno la nostra mattinata si preannuncia davvero interessante. Avremmo dovuto prendere due maestri però. Sicuramente Ebe farà la finta impedita per farsi correggere l’impostazione corpo a corpo ed io rimarrò indietro come la scarsa del trio!.
Andrea è ancora di spalle. Arriviamo a pochi metri da lui a spazzaneve. Quasi quasi rischio di investire un bambino sullo snowboard, appena caduto.
“Andrea siamo qui!”. Ebe coraggiosa lo richiama nuovamente e lui sembra sordo. E’ l’unico Andrea del gruppo maestri. Abbiamo letto tutti i nomi. Ha due spalle poderose, smisurate rispetto al bacino, ci sentiamo al sicuro.
Si gira.
“Ahhhh!!!. Cerco di trattenere una risata a crepapelle, mentre Ebe scoppia a ridere apertamente senza il minimo contegno!.
“Bu..Bu.. Buongiorno, Good Morning, Bonjour, Guten Morgen Andrea!”. Mi improvviso multilingue per sciogliere l’imbarazzo!.
“Guten Morgen Herr !”, risponde il gorilla.
Andrea non è un lui ma una lei!. La versione Matt Demon al femminile. Modello energumeno facinoroso sobillatore! E non bastasse, pure tedesca!. Aiutooo!!!. Ma chi ce l’ha fatto fare di spendere ottanta euro per due ore con un gorilla!.
Fulmino con gli occhi la mia amica abbattuta. Io non capisco una parola di tedesco e aspetto le traduzioni da Ebe, che ha vissuto a Monaco qualche mese prima di laurearsi.
“Sind sie bereit?”, Andrea ci chiede qualcosa che non capisco.
“Siete pronte?”, mi traduce Ebe. “Dai Rosa, la lascio tutta per te, miss gorilla. Vedrai che alla fine della pista saprai sciare come Ghedina ha ha ha !!!”.
Cerchiamo di capirci a gesti. Il mimo è una mia specialità, oltre alle brutte figuracce. La nostra maestra ci invita alla seggiovia ma Ebe decide di rimanere a terra e salire in funivia sulle piste nere. Bella amica. Mi abbandona per due ore alla tedesca specialista, a fin di bene, sostiene.
“Fatti sistemare l’impostazione di base Rosa, corpo a corpo mi raccomando, vedrai che non ti pentirai!. Magari diventi così brava che poi farai la maestra pure tu!”, Ebe mi strizza l’occhio ed io non posso fare a meno di lanciarle una palla di neve dritta in faccia, mentre il controllore della seggiovia, è costretto a fermare l’impianto per la mia caduta accidentale da sci incastrati a X!. Maledetta Ebe. Cominciamo bene.
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