Parliamo di sesso ?

Il sesso è un argomento quasi completamente bandito dalle scuole italiane al contrario di quanto avviene in Svezia ad esempio, che sin dal 1956, è materia obbligatoria. In Francia le scuole distribuiscono addirittura preservativi agli studenti di terza media e la materia sessuologia viene spiegata sin dal 1973. Se l’omofobia e’ sulle nostre bocche tutt'oggi, dovremmo renderci conto di essere distanti anni luce dalla Norvegia, dove i diritti di genere sono sacrosanti. Non si parla nemmeno abbastanza di malattie sessualmente trasmissibili nelle scuole, perciò è quasi ovvio il sussulto di fronte ad argomenti come la masturbazione o l'orgasmo.

Nonostante l’indagine nazionale sulla salute sessuale metta in luce che solo un giovane su quattro si rivolge ai genitori per avere informazioni, non si fa nulla per contrastare il fenomeno correlato di aumento degli accessi ai siti pornografici. Là l'informazione è acessibile, veloce e anche "occultabile". 

Così la tecnologia "alla portata" diventa il mezzo per accedere ad informazioni che cambiano l’immaginario collettivo di molti adolescenti. La situazione è drammatica e si manifesta con disfunzioni erettili già in giovane età. Corpi femminili “bambolizzati”, donne oggetto di maschi avidi e predatori, non conquistatori. Ma ancora immagini di donne sottomesse in cui l’attenzione si focalizza su un’estetica dei genitali poco rispettosa delle differenze. Timbri che marchiano per sempre il concetto di sessualità come mondo da esplorare per un piacere reciproco, fatto di rispetto e affetto. 

Per questo è importante parlare di sesso ai figli a partire dai sei sette anni, quando iniziano a fare la classica domanda “mamma, papà, come si fanno i bambini?”. Il che non significa limitarsi al concetto penetrativo ma anche parlare di cambiamenti che interessano la sfera genitale, di affettività, di buone relazioni. Approfittare dei cambiamenti fisici corporei , come la comparsa dei peli, l'ingrossamento della ghiandola mammaria, il ciclo mestruale, è un ottimo gancio per parlare di sessualità, ma se non si è capaci per  reticenze e contrattitudini, meglio lasciar fare agli esperti.

Anche se l'educazione sessuale dovrebbe partire dalla scuola come dice Papa Francesco, i genitori hanno una grossa responsabilità, ma è chiaro che i modi e l'approccio dipendono molto dall'educazione a propria volta ricevuta. 

Appena il bambino comincia a toccare le parti genitali è importante che i genitori insegnino a chiamarle con il nome scientifico corretto. Si può anche inventare un nomignolo ma sempre affiancato dal nome scientifico. Se il bambino pone una domanda sulla sessualità alla quale i genitori non sanno rispondere, meglio dire "ok ci informiamo" e rispondere in un secondo momento. Se si sentono imbarazzati possono lasciare dei libretti in giro per la casa. E se davanti alla visione di un film con scene erotiche i figli ponessero domande imbarazzanti, si suggerisce di rispondere con una ulteriore domanda:" bene..tu che ne sai riguardo a questo" ?

L'evitamento al dialogo sessuale, specialmente manifestato dai figli adolescenti nonostante l'apertura genitoriale, non va affrontato rincorrendoli per la casa ma parlando in modo unilaterale dando delle brevi informazioni come  pillole informative . 

Infine non dare mai per scontato che i figli siano eterosessuali e quindi cercare di affrontare gli argomenti in modo generalizzato, non selettivo e senza discriminazioni di genere è la cosa più importante.

Fanni Guidolin 

Infermiera Enterostomista Specialista nella riabilitazione del pavimento pelvico 

Consulente Sessuale in formazione presso Aispa 

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