Il giallo che vorremmo nella nostra vita

Attira fotografi e curiosi, per uno scatto sul giallo da postare su Instagram o da spedire alla mamma, per la festa di domenica, prima che la pioggia se lo porti via, lavando anche l'ultima sfumatura. O quando la terra umida si incolla alle scarpe, appesantendo i passi, che ora, tra il campo, sembrano così leggeri. E' il giallo dei fiori nei campi di colza. Nella tavolozza vira dal giallo chartreuse al giallo citrino e si accosta benissimo al bluette, al rosso o al viola. Ne sanno più di me le fashion blogger immortalate all'interno, per far venire i capelli dritti al proprietario, perdonate però dalla meraviglia del risultato.  La colza, dal nome di Brassica Napus, appartiene alla famiglia delle Brassicaceae ed è strettamente imparentata con cavoli, broccoli e cavolfiori. Lo avreste mai detto? Quando i fiori appassiscono cominciano a svilupparsi i semi, ricchi di un olio utilizzabile in ambito alimentare, ma che ha trovato ultimamente nuovi usi. L'olio di colza ricco di acido erucico è ampiamente utilizzato dall'industria chimica per la fabbricazione di bio-carburanti e lubrificanti mentre quello geneticamente modificato, detto olio di canola, viene impiegato nell'industria alimentare per la produzione di burro, margarina e prodotti da forno. Ma ad attirare la mia attenzione era la coppia abbracciata ai lati del campo giallo. Stava seduta sul giubbetto di lui, fianco a fianco, a guardare lo spettacolo dei fiori. Avrei voluto poterli ingrandire con un tocco di dita, come faccio con il mio Iphone. Io arrivavo dal fiume, e mi sono fermata ad osservare come un campo di fiori gialli potesse trasmettere così tanta energia, e amore. Lei indossava una giacca gialla, dello stesso identico colore dei fiori. Mi chiedevo se qualcuno li avesse messi lì apposta, come in un quadro di Van Gogh. Lei diventò subito rossa, un velo scarlatto che dal collo si espandeva su tutto il viso mentre lui la baciava, lisciandole i capelli. Come un pensiero sorpreso li guardai stupefatta e teneramente attratta da quell'amore adolescenziale. Quello di quando ci si sa stringere forte forte, in un universo parallelo, dove l'amore si sparge nell'aria come il vento. Quello dei baci in un campo di colza, sdraiati sotto per non farsi notare. O delle corse mano nella mano, da un lato all'altro dello stesso campo, sull'imbrunire, come vandali innamorati, prima di essere scoperti. Un'altra ragazza, dall'altro lato, con un papavero rosso in mano, scattava una foto sullo sfondo emozionale. Da lontano notavo quel papavero svolazzare, come se al posto di un fiore, la ragazza reggesse una farfalla. Spostava l'inquadratura facendo danzare i petali, in slow motion. Come in una story telling avrebbe postato quella foto con una bellissima frase, nascosta in un'anima gentile. A me veniva voglia di raccogliere un mazzo di quei fiori gialli, legarli con un cordoncino di corda grezza, portarli a casa e regalarli alla mamma, per la sua festa. Avrebbero contenuto qualche grammo di distillato d'amore e tanta passione. Ho capito quanto il colore possa aiutarti a sentirti più forte, con il sole racchiuso in ogni singolo petalo. Anche un campo di colza riesce a metterci davanti al vero ritmo della vita. Oggi ne ho apprezzato la lentezza. E capito che il senso dell'esistenza non sta nella fretta e nell'angoscia ma nella calma e nella contemplazione. La stessa che ti riempie gli occhi di curiosità, lasciandoti sprofondare in qualche nuova idea creativa da chiudere, per ora, in un bellissimo barattolo. Che quasi quasi alla mamma quel barattolo starebbe proprio bene sulla credenza, accanto ad un mazzo di fiori gialli. 


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