"Tabù": una rubrica tutta mia
Metti una sera a cena. Le colline del prosecco sullo sfondo, il Patrimonio dell'Umanità che spicca sul Montello vittoriese. Aggiungi molti scrittori, giornalisti, persone interessate alla cultura, alla buona forchetta, al dialogo, al confronto e alle risate. Metti che tutto questo sfoci in discorsi tabù, che da anni sono parte intrinseca del mio lavoro, in frasi che si bloccano a metà, affettate tra la lingua e gli orecchi, per buon senso o pudore. E metti un editore interessato, a inserire nella propria rivista un angolo mancante. Spigoloso, per alcuni scomodo ma potente per la risonanza che potrebbe avere sul benessere sessuale. Un riflettore sui tabù che affliggono il mondo. Ne nasce una omonima rubrica, tenuta dalla sottoscritta, che in qualche modo la lingua non sa affettarla, in perenne dipendenza dalla tastiera. Dove anche il cursore criminale a volte chiede pietà.
Dunque stappiamolo questo prosecchino che qui in Veneto la festa non è festa se non si beve un calice "de chel bon", e diamo il via a questa esilarante esperienza. Partenza alla grande quindi, con il mio faccione in prima pagina, con un outfit rigorosamente greenlover, tra i campi di grano della nostra campagna.
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