Ridi che ti passa
"Quanto è bella l'allegria, devo ricordarmelo". Lo canta così il Morandi Italiano il suo strepitoso ritornello nell'ultima canzone che sta spopolando. Inno all'allegria, alla gioia, invito al sorriso, alla leggerezza, a dare un calcio alla noia, con slancio verso un nuovo modo di ridere. Senza tabù, senza vergogna.
Sembra lo abbia affermato persino Freud nella teoria del sollievo che la risata cura. E devo dirvi che a parte rilassarmi nella cornice di un bellissimo clima feriale estivo, ho scoperto nella risata una vera e propria terapia endorfinica.Non avevamo previsto di ideare delle demenziali scenette io e il mio compagno, ma ci sono venute così, damblè, senza tanti copioni, inscenando un rocambolesco triangolo amoroso. Tra libertà di azione e risate da farci piegare in due. E' bastata una parrucca e qualche maccheronica espressione. Poi ci guardavamo negli occhi dicendoci "Scusa tu sei medico?" E lui, "E tu sei una infermiera". E giù a ridere.
Alla lunga è un buon allenamento muscolare, facciale, addominale, imprime agli occhi quella zampetta d'espressione che ben si coniuga ad un'età che avanza perdonata dalle rughette del buonumore.
Norman Cousins ha scoperto che dieci minuti di risate a crepapelle danno addirittura un effetto anestetico. Il caso è stato pubblicato.
Sblocchino la loro rigidità posturale gli antitetici della risata quindi, dirimpetto ad una rigidità anche mentale dove l'amigdala chiede pietà. Ben venga l'allegria in questo mondo.
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