COME M'E' DOLCE NAUFRAGAR PER CAMPI
Mi perdonerà il Leopardi nazionale per questo furto poetico, ma le mie passeggiate quotidiane lungo i sentieri di campagna, sono diventate un rifugio dove la mia creatività prende vita.
Nonostante i colori brulli di un inverno che sembra davvero lunghissimo, la campagna è in grado di emozionare chiunque riesca a sprofondare i suoi piedi tra le zolle melmose, tra l'erba incolta, i campi dormienti con i residui del mais irti sul terreno come spuntoni, che mantengono fertile il suolo restituendo nutrimenti. Esuberante il cielo grigio stamattina, non mi ha impedito di scattare alcune foto e di andare alla ricerca delle prime erbette commestibili spuntate dopo le gelate dei giorni scorsi. Il tessuto dei campi è come una densa crema al caramello, combinato con il nocciola giallastro dell'erba secca. In una tavolozza mi immagino una pasta densa, con tutta la morbidezza e la levigatezza della pelle umana.E' rigenerante una boccata d'ossigeno in un naturale open space. Il picchio e l'airone non si sono nemmeno accorti della nostra presenza al passaggio accanto al ruscello.
La maggior parte di queste erbette spontanee appartengono alla famiglia delle Asteraceae o Compositeae, la famiglia che annovera famose presenze come la Margherita, il Girasole e la Gerbera, ma anche le varie Cicorie ed insalate dell’orto. Recentemente leggevo uno studio sui residui di pesticidi nel polline trasportato anche e soprattutto dalle api, che ha dimostrato, che l'uso di pesticidi contamina anche zone molto lontane dai campi coltivati. Sono gli insetti a trasportare i veleni. Ma in questo tratto di aperta e isolata campagna, il rispetto per la biodiversità è ancora vigente e imperante.
Queste erbe buone sviluppano, durante il periodo invernale, una rosetta basale di foglie, più o meno carnose, più o meno allungate, più o meno lobate o frastagliate e, spesso, una radice a fittone, che, come nel caso del Tarassaco e della Cicoria, viene bollita e mangiata condita con olio e sale. In primavera, poi, le foglie alla base progressivamente perdono vigore e si seccano perché tutta l’energia della pianta è spesa per produrre un’infiorescenza, gialla nella maggior parte delle specie.
Ecco perché ci sembra che, passato l’inverno, queste squisite insalatine di campo scompaiano. In realtà al loro posto trovano un posto al sole i fiori gialli che ne derivano. Il loro ciclo termina poco più avanti quando, a seguito dell’impollinazione, le centinaia di fiorellini si trasformano in centinaia di piccoli semi.
Avviene così, ad esempio, nel Tarassaco, dove i semi sono attaccati ognuno ad un piccolo “paracadute” per favorire la loro diffusione, formando il noto soffione.
I getti delle foglie basali ritornano poi a comparire in autunno, quando con le prime piogge, dopo il caldo torrido e la siccità estiva, si ripresentano condizioni di temperatura, umidità e lunghezza di ore di luce e di buio simili a quelle primaverili. La fine dell'inverno è il peridodo migliore per trovarle.
Raccogliere piantine, chinarsi dolcemente, sdradicarle dalla terra che profuma di buono e riporle su un cestino, è un gesto che allena le articolazioni, è un'attività per rinforzare le ossa, stando al sole, all'aria aperta, sentirsi giovani ed elastiche. Riempie di molecole della felicità, come le endorfine. E' penetrare in un sogno antico quando incontri vecchi ruderi nei boschetti, dove le eccentriche pareti in cui l'edera si abbarbica, ti catturano. Spesso mi reco nei campi con un libretto tascabile, prendo appunti, scrivo frasi, pensieri, emozioni.
Intanto aspettiamo la primavera, quando il verde riprenderà la sua pienezza con le sue splendide tonalità, per la mia ossessione amorosa, e le persone torneranno a passeggiare in campagna libere. Non occorre studiare la teoria romantica dei colori di Goethe per avere voglia di acquistare qualche piantina per il proprio terrazzo, balcone o giardino, ma sappiate che ogni sfumatura che sceglierete nasconderà qualcosa che parlerà di voi.
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