A come Amore fuori dai finestrini
Sono seduta in auto da circa un'ora, parcheggiata fuori della palestra dove mio figlio si allena. Lo aspetto con piacere, senza l'andirivieni continuo e poco proficuo. A volte un libro mi fa compagnia, altre volte, la preziosa presenza del computer portatile, occupa la mia mente totalmente. Oggi non ho ne' l'uno ne' l'altro. Oggi mi limito ad osservare intorno, fuori dai finestrini. Il cielo sembra dipinto da una tavolozza di pastelli e scatto immediatamente qualche foto del tramonto con il cellulare. Dalla porta principale della palestra entrano ed escono come in un formicaio, decine e decine di persone. Nessuno volge lo sguardo al cielo. Chissà' quali pensieri attraversano la loro mente. Provo a vedere se qualcuno possiede il cromosomico gene del romanticismo, imitando quanto ho appena fatto io, lo scatto di una foto. E' impossibile non notarlo un cielo così plumbeo. L'indaco e' davvero esilarante tra le nuvole rosate. Caspita! Guarda quello la' sembra il big Jeam delle Barbie!. Gonfio come una mongolfiera non riesce ad arrivare alla tasca dei pantaloni della tuta per recuperare presumibilmente le chiavi della sua auto. I pettorali e i bicipiti extra large gli impediscono l'azione semplicistica!. No, cosa vedo! Se la mano non arriva alla tasca... La tasca arriverà alla mano? Già, perché con una inconsueta manovra poco raffinata, il pantalone si accorcia, la coulisse in vita fa da carrucola e il gioco e' fatto. Ole', prese le chiavi. Un momento... Non sale in macchina. Risponde ad una telefonata mentre deposita il borsone nel bagagliaio dell'Audi super lucida. Deve avere freddo perché saltella sul posto come una cavalletta. Sorride. Sarebbe pure carino senza quel gonfiaggio ad elio. Indossa un piumino turchese corto in vita, tipo Monclair, che si mescola bene alla tavolozza dei colori del cielo. La sua presenza sembra fatta apposta per dare spettacolo a quelle parcheggiate in auto come me. Sono solo io l'unica presente però. Accenno ad un debole sorriso, non può vedermi. Wow! Dall'ingresso della palestra esce una sventola con i pantaloni di felpa bianchi, il giubbino bianco, le scarpe bianche, la sciarpa bianca, si basta però ! . E che è un pupazzo di neve?. Capelli lunghi biondi appena messi ordinatamente in piega (come farà ad averli così ordinati dopo una due o tre ore di palestra?), borsone bianco con scritta nera. Un attimo... Si avvicina a big Jeam. Lui sorride, lei no. Non ha nemmeno notato il seducente tramonto dietro alle sue spalle. Lui la avvolge in un abbraccio, caldo. Il volto paonazzo di lui mi fa pensare che sia accaldato e sudato. Lei ,truccata e senza espressione, appoggia il borsone per terra, vicino ai piedi. Il suo volto si fa ancora più corrucciato, serio, triste. Lui le prende il mento con la mano e volge il viso di lei verso il suo. Le stampa un bacio in fronte, dolce e lungo, edulcorato di affetto. Lei imperterrita nella sua espressione plastica, lignea, scansa la mano di lui e si sistema i pantaloni a livello dei glutei. Accenna poi ad un sorrisino "filisteico". Lui le prende la mano ora, volge le spalle a me è vede perfettamente il cielo, lei, invece, non nota l'etereo spettacolo. Lui le cinge la vita e la accompagna un po' più al largo del parcheggio, non so immediatamente il perché, ma lo capisco subito. Vuole farle vedere il tramonto. Alzano entrambi lo sguardo al cielo. Si fissano negli occhi . Ancora nessun sorriso attraversa il suo piccolo visino più aggraziato. Lui le sussurra qualcosa all'orecchio, lei si scioglie, si gira verso di lui in punta di piedi e si baciano per un tempo infinitamente lungo, nella morbidezza delle nuvole che sembrano un sipario a questo preludio. Aveva ragione Alexander Lowen, il corpo parla un linguaggio che anticipa e trascende l'espressione verbale.
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