Dedicato alle donne come me
Ogni anno, l'otto marzo non è solo la festa di una libertà, quella di essere e sentirsi donna, di sceglierlo anche se non lo dimostriamo, o di non esserlo, perchè ci sentiamo in un corpo sbagliato, ma è anche l'anniversario che celebra ogni volta un nuovo punto di partenza. Come se quell'otto dalla forma di infinito nascondesse il significato dell'intera esistenza. Allora impugnamo la matita, come per fare uno scarabocchio, immaginando che quello è il percorso che tutte dobbiamo percorrere. E' fatto di gioie e di momenti bui che poi tornano luminosi e così via. Ma siamo noi sempre a poter decidere.
Il mio pensiero oggi va a tutte le donne che, come me, si sono dovute ricostruire, provando a realizzare i propri sogni, pensando in grande, come insegno sempre ai miei figli. A coloro che hanno saputo voltare pagina, ripartire daccapo e difendersi dalle insidie che seppure meno cruente di un virus invisibile, hanno lasciato comunque molte cicatrici.
Il mio augurio va a loro e alle alle donne che hanno avuto il coraggio di parlare, denunciare, provare a svuotare il mare, fermando le maree. A quelle che metterebbero il piede sulla luna, se fosse un posto più sicuro per i loro figli. A quelle che invocano Dio, per avere il suo ascolto. L'otto marzo dovrà suonare tuonante, in un vento giallo che profuma di fiori e di petali nei visi inzuppati di belle emozioni, non di lacrime che inquinano gli occhi. Il mio augurio va anche a quelle tutte felici, di una felicità un filo ebbra che toglie imbarazzi, preoccupazioni, distrazioni, fisime, rimanendo soltando loro, dentro di sè.
Il mio pensiero oggi va a tutte le donne che, come me, si sono dovute ricostruire, provando a realizzare i propri sogni, pensando in grande, come insegno sempre ai miei figli. A coloro che hanno saputo voltare pagina, ripartire daccapo e difendersi dalle insidie che seppure meno cruente di un virus invisibile, hanno lasciato comunque molte cicatrici.
Il mio augurio va a loro e alle alle donne che hanno avuto il coraggio di parlare, denunciare, provare a svuotare il mare, fermando le maree. A quelle che metterebbero il piede sulla luna, se fosse un posto più sicuro per i loro figli. A quelle che invocano Dio, per avere il suo ascolto. L'otto marzo dovrà suonare tuonante, in un vento giallo che profuma di fiori e di petali nei visi inzuppati di belle emozioni, non di lacrime che inquinano gli occhi. Il mio augurio va anche a quelle tutte felici, di una felicità un filo ebbra che toglie imbarazzi, preoccupazioni, distrazioni, fisime, rimanendo soltando loro, dentro di sè.
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